D’Arienzo: Cosa ci dice il voto siciliano (preoccupante).
Il voto regionale della Sicilia ci consegna un quadro preoccupante, per il PD ed il centrosinistra. In pillole, alcune valutazioni:
- anche il centrodestra è ritenuto un argine verso il populismo ed il giustizialismo grillino. Con il voto alle Europee 2014 era prevalsa la convinzione che fossero solo il PD e Renzi coloro nei quali gli italiani riponevano questa fiducia. Anche questo attraeva fiducia e consenso. Il voto di Domenica scorsa dimostra che non lo siamo più o comunque non c’è più solo il PD da solo;
- l’astensionismo ci colpisce duramente. Gli elettori del centrosinistra, di fronte alle divisioni preferiscono non scegliere tra i contendenti o comunque scelgono il messaggio più forte, l’astensione verso tutti;
- alcuni nel PD si rinchiudono nel vicolo cieco alla ricerca dei capri espiatori. La netta sconfitta non ha scusanti. È inutile e fuorviante dare la colpa a Mdp, alla pesante eredità di Crocetta e, peggio ancora, con il maldestro attacco al Presidente Grasso;
- il centrodestra si rilancia, seppure diviso, come coalizione di governo e dimostra che l’unità oltre ad essere un valore è attrattiva di consensi. Il M5S, che aveva presentato il voto come la prova generale prima delle elezioni politiche, ha fallito l’obiettivo e ne esce ridimensionato, oltre che battuto da quello che voleva sconfiggere, ovvero il vecchio sistema politico;
- nel centrosinistra è sempre più percepita la sensazione che il PD abbia una leadership “divisiva” e tra gli italiani che il centrosinistra non è in grado di governare i gravi problemi della società. D’altronde, come nel periodo 1996/2001, anche in questa legislatura si sono succeduti tre Governi diversi;
- nonostante gli appelli all’unita all’interno dell’area del centrosinistra, pare che nel PD prevalga il “non poterne fare a meno” nel formularli e che nei partiti alla nostra sinistra maturi la convinzione che il dialogo possa essere ripreso solo dopo la grande conta elettorale (e sconfitta);
- scaricare le responsabilità solo su Renzi è un giochino. Non solo il segretario è stato confermato pochi mesi fa e, quindi, non ci sono alternative, ma per il gruppo dirigente che ha condiviso sempre le scelte è difficile essere credibile in questo scaricabarile. E poi, la vera sfida è all’esterno, con l’elettorato;
- sono evidenti i segni di una crisi politica del centrosinistra. In Europa è stato evidente, in Italia, negli ultimi anni i due risultati più importanti sono stati nel 2008 con Veltroni e nel 2014 con Renzi. Due vittorie intervallate da sconfitte diffuse e ripetute in altre e diverse occasioni elettorali e referendarie, compresa la non vittoria del 2013. È ragionevole supporre, quindi, che dalla crisi non si esce solo ragionando localmente e solo parlando della leadership.
Poche riflessioni in miniatura che delineano molto chiaramente le difficoltà che ci troveremo di fronte.