D’Arienzo: M5S, l’onestà si misura non a parole, ma con i fatti
Le vicende delle restituzioni di soldi da parte di parlamentari del M5S hanno chiarito la natura di chi si presenta in un modo e agisce in tutt’altra maniera.
Il Movimento grillino ha sempre vantato che i suoi parlamentari restituivano “una parte rilevante dello stipendio”.
Non è stato così. Dai dati ufficiali della Camera dei Deputati emerge che 1.700 euro circa sono stati restituiti dall’indennità mensile che percepivano (circa 5.000 euro al mese), gli altri 3/400 euro sono stati restituiti dai rimborsi percepiti forfettariamente ogni mese (circa 7.000 euro). Posto quindi che la somma mensilmente percepita si aggira sui 12mila euro mensili, la quota “incassata” è stata di circa 10mila e non 3.200 euro come ripetono giornalmente.
E il fondo microcredito finanziato con le loro restituzioni? Una legge dello Stato, peraltro osteggiata proprio dai grillini, consente di finanziare il fondo di garanzia statale con gli emolumenti restituiti. Quindi, è vero che i parlamentari 5S hanno finanziato le piccole imprese? Il loro contributo di 2.000 euro cadauno (?) al fondo statale è stato pari allo 0,076% di quanto il Governo ha destinato al medesimo fondo per finanziare i progetti delle piccole e medie imprese.
Un nulla!
La scoperta poi che in diversi facevano finta di versare quei soldi è paradossale: promettevano ma facevano finta di restituire le somme tramite bonifico che poi annullavano entro 24 ore usando un metodo da truffatori.
Intanto, strombazzavano ovunque la loro onestà e quella farsa del restitution day.
Il Movimento ha sempre disprezzato gli “scrocconi, i truffatori e massoni”. Li ha in casa propria.