D’Arienzo: leva obbligatoria? Mah.
Salvini ha proposto di tornate alla leva obbligatoria nelle Forze Armate, ormai cancellata nel 2005. Ad oggi, l’obbligo vige solo in pochi Paesi – Danimarca, Estonia, Finlandia, Lituania e Norvegia – perché il contesto internazionale è radicalmente cambiato.
Oggi prevalgono le missioni internazionali per assicurare la pace e la democrazia, non c’è il pericolo dell’invasione sovietica o altro.
Aumentare la capacità militare attraverso nuove reclute, quindi, non coincide con le nuove guerre sempre più tecnologiche che richiedono grandi professionalità che non si formano con qualche mese di servizio militare.
Di fronte a questo scenario, in cui la professionalizzazione risponde pienamente alle esigenze contemporanee, è difficile ipotizzare la leva obbligatoria e l’aumento del numero dei soldati perché ormai il conflitto simmetrico è rintracciabile solo nei manuali di storia.
Non ho dubbi che un’esperienza militare consentirebbe ai giovani di acquisire valori fondamentali per il percorso di crescita, ma la contropartita per l’Italia sarebbe una perdita in competitività sul piano militare.
La leva è stata sospesa non perché non erano bravi i militari di leva, ma perché non potevano essere impiegati in operazioni, visto che questo dipende anche dall’addestramento e dalla capacità di operare in ambiti internazionali e, grazie a questa scelta, le nostre Forze Armate si sono rivelate fra le migliori del mondo.
Capisco i desiderata di alcune associazioni, l’Associazione Nazionale Alpini tra le prime, ma la soluzione da loro proposta non collima con gli interessi della difesa del territorio e del ruolo che le Forze Armate italiane hanno assunto nel mondo.
In sostanza, quindi, la proposta di Salvini è irrealizzabile nel contesto attuale e, per paradosso, investire nuovi milioni per far intraprendere ai ragazzi la vita di caserma non è la soluzione anzi un controsenso che riduce ancora di più il budget di chi questo mestiere lo fa con professionalità.
Se gli scenari internazionali dovessero cambiare e si tornasse ai conflitti di una volta, allora la leva obbligatoria potrebbe essere una soluzione.
In conclusione, va detto anche che, fermo restando che l’impiego nelle missioni estere è inderogabile al personale professionista, vi sono altri ambiti nella Difesa che si possono prestare a una presenza volontaria. Ad esempio, un progetto degli alpini per coinvolgere i giovani al servizio civile universale in modo da coinvolgere le aspettative dei giovani che vogliono servire lo Stato.