D’Arienzo – PD, il nodo è tutt’altro.

Pubblicato da il 3 Maggio 2018 0 Commenti

Non mi sorprende per nulla il dibattito, anche aspro, in corso nel Partito Democratico.

Da quando esiste la democrazia, dopo una sconfitta elettorale i partiti perdenti hanno sempre vissuto situazioni simili, a volte al limite della propria sopravvivenza. Nessuno inventa nulla.

Non mi sorprende neanche la contesa tra gruppi dirigenti. Capisco che possa far male a tanti, ma il punto centrale non è quello che fa un singolo dirigente o le affermazioni di un gruppo o altre azioni politiche tipiche di un duro e concitato dibattito.

Il nodo di fondo è: cosa deve essere il PD e quale spazio deve far vivere e rappresentare.

Non nascondo che leggo alcune schizofrenie: sempre più spesso sento parlare di Renzi – pro e contro- oppure di responsabilità – esserlo o non esserlo – anziché affrontare quel punto che sarà dirimente per il nostro futuro e che non è legato a nessuna persona fisica e a nessuna disponibilità particolare.

I partiti vivono per essere “di parte” e perché rappresentano interessi valoriali di gruppi sociali.

Dopo il 4 marzo si è aperta fragorosamente questa discussione: creiamo e viviamo un spazio autonomo di proposta oppure diamo vita ad un ruolo di alleato in un governo con un soggetto completamente alternativo (Centrodestra o M5S)?

Quale delle due opzioni che abbiamo di fronte ci consente maggiori margini di sopravvivenza e, quindi, di alternativa?

Credo sia meglio individuare uno spazio in cui emerga la capacità di offrire agli italiani un’alternativa chiara e riconoscibile rispetto alle altre forze politiche.

Peraltro, non dovrebbe essere neanche difficile farlo. Centrodestra e M5S sono l’esatto contrario dei valori ideali, della cultura politica e dei contenuti per i quali esistiamo. Sono forze populiste e sovraniste, in quale modo possiamo andare d’accordo?

Certo, di fronte a questa sfida, a volte mi demoralizzo, soprattutto quando autorevoli dirigenti spostano il dibattito sul ruolo di Matteo Renzi. Quello di cui abbiamo bisogno di discutere non ha niente a che vedere con le forme della nostra comunicazione o con la presunta irruenza di qualcuno.

E chi quando interviene non attacca o invia frecciate scagli la prima pietra.