On. Gianni Dal Moro: IL POPULISMO E’ COMPATIBILE CON LA DEMOCRAZIA?
Consiglio la lettura di un bellissimo saggio dal titolo “Italia Populista” di Marco Tarchi.
Ecco alcuni passaggi significativi da me sintetizzati che potremmo, almeno dal mio punto di vista, prendere seriamente in considerazione non tanto per demonizzare l’avversario, ma per prepararci adeguatamente a una nuova Politica.
“Per i loro sostenitori il populismo proclama che la volontà del popolo in quanto tale detiene una supremazia su ogni altra rappresentanza istituzionale o sociale.
Per loro la volontà del popolo supera le norme delle tradizionali istituzioni, l’autonomia delle stesse istituzioni e la volontà di qualsiasi altro strato sociale.
Identifica la volontà del popolo con la giustizia è la moralità.
Il populismo non cerca mediazioni:
il popolo dialoga direttamente con i propri governati.
E quando i governanti sono in difficoltà si appellano al loro popolo.
I populisti sono un corpo unico si sentono fra di loro fratelli di una comunità (da alcuni paragonati a una setta) identitaria e movimentista.
Si alimentano nella loro proliferazione cercando il nemico o i nemici sui quali scaricare tutte le responsabilità: gli stranieri, i banchieri, i politici, gli ebrei.
I populisti assumono il verbo della lotta contro gli sfruttatori dei loro interessi, i colpevoli delle loro difficoltà, una teoria spesso complottistica degli eventi.
I populisti possono essere di destra o di sinistra il loro obiettivo è di rappresentare non una parte ma tutte le parti dove la virtù risiede nella gente comune.
L’appartenere al movimento del popolo semplice gli fa assumere convinzioni di carattere moralistico che porta i populisti a considerare meno importante la scienza, la logica e l’efficacia rispetto alla correttezza dei comportamenti.
Si affidano a capi dotati secondo loro di qualità straordinarie dovute alla loro vicinanza al popolo.
Il populismo non si fida: disprezza il presente, ha paura del futuro e ritornerebbe volentieri a come era una volta e spesso sul passato cerca di declinare il suo futuro.
Non è esagerato pensare che il populismo si sta trasformandolo in una credenza religiosa, con il suo sommo sacerdote che esplicita il verbo del semplice e incorrotto popolo.
Insomma più fiducia nel popolo, da loro fortemente rappresentato, che nello Stato.”
Quante di queste riflessioni o affermazioni ritroviamo nelle dichiarazioni di Di Maio e Salvini negli ultimi mesi!
L’Italia ha cavalcato per anni questa dimensione: prima con la Lega di Bossi primo movimento populista di massa, poi con il mito populista dell’antipolitica modello Berlusconi, poi con un diverso populismo del Partito di Di Pietro, per passare ai Girotondi e infine al M5S che ne è la sua massima espressione.
Nulla nasce per caso e anche nel mio partito in troppi e per troppi anni hanno rincorso questa mitizzazione della politica e del suo popolo.