Autonomia, Zardini: Meno enfasi e più mediazioni per ottenerla
«Escludere il Parlamento equivale ad affossare l’intesa. La richiesta di 23 materie solleva molti timori. L’attenzione sulle risorse rafforza i contrari»
«Se c’è la volontà di ottenere una buona autonomia differenziata per le regioni bisogna allentare la pressione, diminuire l’enfasi e lavorare sulle mediazioni possibili». Il deputato veneto Diego Zardini è intervenuto questa mattina in commissione bicamerale sulle Questioni regionali durante l’audizione dei presidenti di Lombardia e Veneto, Fontana e Zaia.
«Premesso che si sono persi diciassette anni con alcuni attori impegnati nella secessione prima e nella devolution poi, ora dobbiamo provare a lavorare per avere una buona autonomia differenziata», afferma Zardini al termine della seduta. «Perché non si faranno passi avanti escludendo il Parlamento dalla partecipazione e dalla possibilità di intervenire sui contenuti. Le bozze dell’intesa devono essere trasparenti, note, conosciute e dibattute. Altrimenti quella è una strada che ci porta dritti al fallimento. Al contrario, visto anche l’indirizzo del presidente della Repubblica, le Regioni condividano con i presidenti di Camera e Senato un percorso che consenta di intervenire sui contenuti».
In secondo luogo, aggiunge Zardini, «la propaganda e l’eccesso di comunicazione di questo anno e mezzo non aiutano a raggiungere l’obiettivo, in particolare perché concentrate sulle risorse invece che sul progetto complessivo di autonomia differenziata. Alzano le aspettative da un lato, ma mortificano e impauriscono molti attori istituzionali e politici e in definitiva accrescono le possibilità di compattare un fronte unitario e, temo, maggioritario indisponibile a qualsiasi accordo di delega di nuovi poteri al livello regionale».
Infine, e questo vale per il Veneto, «la richiesta di tutte e 23 le materie è certamente stata fatta nell’alveo della Costituzione, ma secondo me è inopportuna. In questa che è la prima vera fase di decentramento, è percepita come arroganza e quindi isola e indebolisce le ragioni del Veneto. Inoltre aumenta i timori di perdere il controllo di settori strategici per il Paese come l’energia e le infrastrutture. Ne faccio squisitamente un fatto di opportunità politica. Oggi in Veneto c’è una giunta che pur senza prendere grandi decisioni, non è contraria alla realizzazione della ferrovia. Delegare completamente le infrastrutture alle regioni darebbe tuttavia il potere a eventuali forze antisistema temporaneamente alla guida di bloccare un corridoio europeo, con danni irreparabili per tutto il Paese. Un rischio che nessun politico di buon senso se la sente di correre».
Tutte motivazioni che, conclude Zardini, «consigliano di limitarsi, di non aver paura delle mediazioni e di ricercare gli accordi più che gli scontri muscolari».