Regolarizzare i braccianti agricoli, far emergere il lavoro nero.

Pubblicato da il 8 Maggio 2020

I media ci fanno vedere campi di insalata troppo matura macinata sul posto  perché non più commerciabile.

Il Pd  da settimane chiede al Governo di procedere con la regolarizzazione dei braccianti agricoli. È un intervento necessario perché mancano all’appello per le raccolte centinaia di migliaia di lavoratori.

Questi lavoratori sommersi, da anni, garantiscono raccolta di frutta e verdura e consentono a quella frutta e verdura di arrivare sulle nostre tavole e alle imprese della trasformazione, ma in gran parte sono ancora sotto il controllo di caporali ed agromafie che accrescono il loro fatturato sulla loro pelle.

Compito delle istituzioni della politica è rispondere ai bisogni, con strategie di prevenzione antimafiosa per le imprese e offrendo percorsi di emersione e emancipazione alle persone nella legalità.

Il PD insiste perché si proceda senza indugio a regolarizzare con permessi temporanei i braccianti immigrati e retribuire regolarmente questi lavoratori. Oggi abbiamo l’occasione di fermare questo affare  per le mafie e dare una risposta alle imprese agricole che rischiano di trovarsi in difficoltà. Ma la proposta ha aperto una discussione nel paese e fra le forze politiche.

Il lavoro nero  rappresenta il 15% della forza lavoro in Italia, il 30% al Sud. È una piaga, che va combattuta. La repressione non basta. In alcune aree, e in alcuni settori, come quello agricolo, il fenomeno è diffuso, riguarda i migranti invisibili, ma non solo.

Si sostiene che concedere permessi di soggiorno temporanei agli immigrati irregolari fa aumentare il lavoro nero, ma la realtà è esattamente l’opposto. Far uscire da una situazione di illegalità e lavoro nero per mettere in regola queste persone è un dovere di civiltà giuridica dello stato.

Per svincolare la persona straniera da possibili ricatti e da quel mercato dei contratti che ha contraddistinto tutte le pregresse regolarizzazioni e per conquistare spazi allo Stato e sottrarli all’illegalità, occorre offrire con la legge percorsi di emersione di ciò che è sommerso, riconoscere diritti e doveri.

Accanto alla regolarizzazione dei braccianti immigrati, e anche italiani, su istanza del datore di lavoro, ci deve essere  uno strumento per far emergere gli invisibili e consentire loro di liberarsi dal ricatto dei caporali.

Oggi le alternative alla regolarizzazione sono illegalità e sfruttamento. È esattamente quello che vogliono i caporali, non dimentichiamolo.

La posta in gioco è troppo alta. E non è quella di una forza politica o di un’altra. La posta in gioco è la vita di migliaia di invisibili ai quali riconoscere umanità e dignità nella legalità.

Maurizio Facincani

Segretario Provinciale PD Verona