Il vicesegretario del Pd Andrea Orlando: «Salvini e Zaia, due facce della stessa fallimentare medaglia Dentro il voto c’è in ballo il futuro del Veneto».

Pubblicato da il 14 Settembre 2020

L’incontro con il candidato Giandomenico Allegri

«Il voto regionale incarna la scelta tra avere una prospettiva e non avercela. Parlo di una prospettiva per l’Italia e il Veneto. C’è un combinato pericolosissimo e bastano due punti per capirlo». A spiegare quei due punti fondamentali, oggi, ospite del ristorante Ippopotamo in Piazza Bra, il vicesegretario nazionale del Partito Democratico, Andrea Orlando: «Abbiamo vinto una battaglia convincendo l’Europa a non lasciarci soli ma i 209 miliardi di risorse Bruxelles ce li dà se investiamo sulla transizione ecologico-tecnologica e sulla lotta alle diseguaglianze: pensate a quello sfruttamento intensivo del territorio riflesso nella frequenza con cui il Veneto si va sott’acqua, alle zero alternative sul tema dell’energia e su quello dei trasporti e poi ditemi se l’attuale amministrazione regionale del Veneto si è mai caratterizzata su alcuno di quei punti fissati dall’Europa — queste le parole di Orlando — L’altro punto è la sanità: il referendum idealmente verterà anche su quel mondo e sul bivio tra due modelli, uno che rafforza il sistema universalistico, l’altro che delega progressivamente al privato una serie di funzioni, col risultato di vedere compresse quelle meno redditizie e assistere a episodi come in Lombardia, quando nell’emergenza massima non si trovava un ventilatore».

È arrivato a Verona, Orlando, a sostenere la lista del Partito Democratico e la candidatura a consigliere regionale di Giandomenico Allegri, così come quella di Matteo Melotti per le elezioni suppletive al Senato. Alla conferenza sul Liston hanno partecipato anche il senatore Vincenzo D’Arienzo e l’onorevole Gianni Dal Moro.

Nel precedere Orlando, Allegrisi è soffermato sulla «mancanza di visione strategica in Regione. Lo dimostra l’isolamento di Verona rispetto alle scelte di Palazzo Balbi, che si fermano sempre fra Treviso, Vicenza, Padova e Venezia. Il centrodestra parla tuttora di opere, su Verona, che non sono mai state realizzate. E quando parla di sanità nega l’evidenza di un asse sempre più spostato verso il privato: nei giorni scorsi ho raccolto le testimonianze dell’ospedale di Legnago, ad esempio, dove a ora solo due sale operatorie su dieci stanno funzionando e solo in due giorni su sette c’è disponibilità di anestesisti».

Secondo Melotti, «danno da pensare anche scelte come quella del centrodestra per le elezioni suppletive al Senato, cioè candidare un politico bellunese nel collegio di Villafranca». Nel suo intervento, D’Arienzo ha rimarcato che «abbiamo fatto una scelta precisa su Verona: la nostra lista è zeppa di persone che hanno esperienza amministrativa ed è una scelta politica forte per avere radicamento sul territorio». Ecco poi Dal Moro: «Proponiamo persone di parola e di cui ci si può fidare. Giandomenico ha fatto un percorso intero nel Pd partendo da segretario provinciale. E la bontà della sua esperienza amministrativa a Sommacampagna è dimostrata dalla ri-vittoria del Pd alle Comunali».

Ancora Orlando, infine, a proposito delle elezioni regionali: «La destra sta dividendo il tema dell’emergenza sanitaria da quello dell’emergenza economica. Un errore mortale. Strizzare l’occhio ai negazionisti come fa Salvini significa giocare sul fuoco perché una nuova emergenza sanitaria precluderebbe una ripresa dell’economia. C’è di mezzo anche il destino del Veneto, qui. E bisogna dire che Salvini e Zaia sono le facce di una stessa medaglia: uno mira alla pancia populista, l’altro non si è ancora capito che posizione abbia sui fondi europei e in particolare sul Mes, che consentirebbe gli investimenti necessari per migliorare la sanità pubblica veneta. Con il Pd, il modo chiaro di affrontare il virus sarà al centro dell’agenda, anche in Veneto, e garantirà una prospettiva anche a questa regione».