Bigon: “Con il lockdown per il coronavirus sono diminuiti i reati, tranne i femminicidi: ben 59 le donne uccise nei primi sei mesi del 2020”.
La maggior parte degli episodi di violenza avviene in ambito domestico, da mariti e compagni: la convivenza forzata durante l’emergenza sanitaria ha aggravato la situazione. Sono aumentate infatti le richieste di aiuto alla rete dei Centri antiviolenza, mentre c’è stato un calo nelle denunce.
Secondo una stima Istat, in Italia il 31,5% delle 16-70enni ha subito una violenza fisica, il 21% violenza sessuale. Ma i numeri veri sono probabilmente più alti, poiché gli abusi avvengono soprattutto tra le mura di casa ed è più difficile farli emergere.
La paura a denunciare spesso è legata alla dipendenza economica. Per questo nell’ultima legislatura avevamo presentato una proposta di legge per il reddito di libertà, un sostegno economico per aiutare le donne a liberarsi da partner violenti impegnandole in percorsi di inserimento lavorativo finalizzati all’acquisizione della propria autonomia. Progetto che la maggioranza non ha mai voluto portare in Consiglio.
Occorrono poi maggiori finanziamenti per Case rifugio e Centri antiviolenza, garantendo un sostegno certo e tempestivo e forti investimenti sulla prevenzione riconoscendo la violenza di genere come fenomeno sociale e culturale da contrastare e promuovendo cultura ed educazione nel rispetto dei diritti, delle libertà, delle differenze di genere e uguaglianze tra uomini e donne. Una battaglia che parte dalla scuola: perciò avevamo presentato una mozione per introdurre in classe l’educazione alla parità di genere, altra proposta che la maggioranza leghista non ha voluto prendere in considerazione.
Anna Maria Bigon, candidata al Consiglio Regionale alle elezioni del 20 e 21 settembre