IL PUNTO DEL SEGRETARIO

Pubblicato da il 7 Novembre 2021

Campo largo per le Comunali 2022. Uniti possiamo farcela

 

Dopo 15 anni di governo delle destre, Verona ha finalmente la possibilità di cambiare, ingranando la marcia che le può imprimere la svolta sul piano delle politiche ambientali, delle scelte per lo sviluppo del territorio e dell’offerta dei servizi ai cittadini.

 

Si dà infatti la concreta possibilità di uscire dal chiaroscuro di politiche abborracciate, incoerenti e di piccolo cabotaggio che finora l’hanno relegata undicesima città tra i dieci maggiori capoluoghi italiani di provincia del Paese, per ritornare ad interpretare, all’interno del proprio ambito geopolitico, un ruolo di leadership e guida della ripresa che il Paese e l’Europa stanno faticosamente perseguendo dopo lo shock epocale del Covid.

 

E’ questa la capacità di rappresentanza e di sintesi che il centrosinistra veronese ha chiesto a Damiano Tommasi, che oltre ad essere un volto noto e popolare (ciò che ha consentito di conoscerne e apprezzarne il carattere e la personalità) è innanzitutto un professionista e un dirigente sportivo di una delle maggiori “industrie” esistenti nel Paese. È apprezzabile che abbia deciso di  impegnarsi per la sua città in una sfida incerta e difficile.

 

Per riuscire a cambiare la politica della città occorre però che il centrosinistra cominci a cambiare un po’ se stesso, superando i limiti sui quali il centrodestra ha finora prosperato. Questo non significa annichilirsi o eclissarsi ma, al contrario, rinnovare una cultura e una prassi progressiste in grado di marcare il campo tra una destra che crede (e fa credere) che una volta domato il virus si possa pure ritornare al vecchio andazzo, e una sinistra e un centrosinistra che si faccia interprete delle risposte ancora mancanti ai problemi del lavoro, dei giovani, dell’ambiente, dello sviluppo e delle povertà. Come ha detto il Segretario nazionale Pd Enrico Letta: “Progressisti nei valori, riformisti nel metodo, radicali nei comportamenti”.

 

No, non si può continuare con la carenza dei servizi territoriali sanitari, con la insensata  cementificazione dei quartieri, con un modello di mobilità ancorato a idee e principi degli anni Cinquanta, con la gestione di servizi pubblici affidata agli amici degli amici. Non possiamo più permetterci di polemizzare per giorni sullo sbarco di 50 disperati a Lampedusa e poi vedere le aziende partecipate veronesi imbottite da nominati con discutibili competenze gestionali, che potremmo definire “clandestini” della politica.

 

Il Pd è parte di questo progetto e di questo percorso nel quale porta il suo peso, le sue priorità e le sue specificità, senza alcuna pretesa di poter fare da solo riperpetuando la cosiddetta vocazione  maggioritaria e fondando la sua azione su concetti che appartengono a due a tre ere politiche fa.  Concetti tanto meno applicabili a Verona dove, per vincere e cambiare le cose, serve l’apporto di tutto il campo progressista, compreso quello moderato.

Maurizio Facincani

Segretario Provinciale