IL PUNTO DEL SEGRETARIO
L’estrema destra veronese trasforma la memoria in nuovo terreno di scontro politico
Un pestaggio a sfondo politico, una imbarazzante rottura delle relazioni con le scuole e gli studenti del territorio e l’ennesima infornata di articoli della stampa nazionale sulle simpatie “nostalgiche” dell’amministrazione comunale veronese. È questo il disastroso bilancio della settimana che avrebbe dovuto preparare la città di Verona a condividere la memoria del Giorno del Ricordo 2022, ricorrenza istituita nel 2004 per commemorare l’esodo delle popolazioni giuliano-dalmate e gli eccidi delle foibe. L’amministrazione comunale è invece riuscita a trasformarla in una settimana di scontri politici.
Nella migliore delle ipotesi si tratta di incapacità a dialogare con la città e le sue istituzioni. Il tentativo di imporre al convegno organizzato dalla “Rete Scuole e Territorio: Educare Insieme” tre relatori di proprio gradimento in affiancamento allo storico Eric Gobetti, “sgradito” a Sboarina e alla sua maggioranza, ha avuto il prevedibile effetto di far saltare l’incontro stesso e porre una pesante ipoteca sulla continuazione del dialogo con le scuole e gli studenti.
Altre scuole hanno disertato le celebrazioni ufficiali del mattino del 10 febbraio, disgustate dall’idea che alla sera dello stesso giorno si sarebbe dato spazio ad una manifestazione del Veneto Fronte Skinhead, una organizzazione “culturale” che si ispira apertamente ai (dis)valori del nazifascismo.
È stato assordante il silenzio del Sindaco sul pestaggio che a Veronetta ha visto un cinquantenne vittima della violenza di alcuni giovani di estrema destra intenti ad affiggere dei manifesti di contestazione ad Eric Gobetti. Pur in attesa di conoscere l’esito delle indagini della Digos, il Sindaco non ha sentito il bisogno di condannare l’uso della violenza nell’ambito di un episodio che aveva chiari e inequivocabili connotati politici.
Semplicemente imbarazzante è stata la risposta dell’amministrazione alla questione, sollevata dal gruppo comunale Pd, del patrocinio concesso dal Comune al concorso letterario sull’ “amor di patria” dedicato alla memoria del gerarca fascista Fulvio Balisti. La risposta compiaciuta dell’assessore Padovani, che non ci vedeva nulla di strano, ha fatto il giro della stampa nazionale alimentando la nomea di Verona città dell’estrema destra, la cui classe dirigente non ha alcuna vergogna ad ostentare valori che vanno contro quelli che hanno ispirato la nostra Costituzione. Del resto, mentre chiedeva “equilibrio” agli studenti, l’amministrazione patrocinava una iniziativa pubblica sulle foibe promossa dagli oscurantisti di Reazione Identitaria (un nome un programma), in assenza di interlocutori che fossero degli storici.
Tutto questo facendo strame (ormai da troppo tempo) delle motivazioni che hanno determinato il conferimento della Medaglia d’Oro al Valor Militare alla nostra città: “Città di millenarie tradizioni risorgimentali, pur vessata da eserciti nemici e lacerata da operazione militari, nel corso di cruenti combattimenti e nei periodi di servitù, in 20 mesi di lotta partigiana, Verona testimoniò, con il sangue dei suoi figli migliori, nelle prigioni e sui patiboli, il suo indomito spirito di libertà, eroicamente sostenuta da persone di ogni categoria sociali ed associandosi idealmente a quei concittadini che, militari all’ 8 settembre 1943, si erano uniti ai resistenti locali in Francia, in Grecia, in Albania e in Jugoslavia. L’attività del Comitato di Liberazione nazionale rinvigorì le azioni di guerriglia in modo tale da suscitare sorveglianza e spionaggio delle varie polizie, tanto che, fatto eccezionale della lotta di Liberazione in Italia, uno ad uno i suoi membri, tra il luglio e l’ottobre del 1944, vennero catturati, torturati ed inviati nei vari campi di sterminio, dai quali non tornarono. Il 17 luglio del 1944 un gruppo di partigiani penetrò nel carcere degli “Scalzi” con l’obbiettivo di liberare dirigenti del movimento antifascista nazionale. Tale contributo di sangue, i bombardamenti, le persecuzioni, le distruzioni di interi paesi, sia nella pianura che nelle valli prealpine, non scalfirono ma rafforzarono la lotta della popolazione di Verona, degna protagonista del secondo Risorgimento Italiano. Verona, settembre 1943-aprile 1945.”
Si tratta allora di incapacità di gestire la memoria oppure della volontà di rinfocolare, attraverso la memoria, gli scontri ideologici?
Maurizio Facincani
Segretario provinciale