IL PUNTO DEL SEGRETARIO

Pubblicato da il 20 Febbraio 2022

Le multiutility locali a trent’anni da Mani Pulite: cambiare tutto perché nulla cambi.

“Un traguardo storico che garantirà posti di lavoro, crescita della comunità e sgravi tariffari e in bolletta”. Queste le promesse dell’attuale sindaco uscente di Verona Federico Sboarina all’indomani dell’approvazione, nell’ottobre 2020, del progetto di fusione tra la multiutility scaligera Agsm e quella berica Aim.
A distanza di un anno e mezzo si può fare un primo bilancio di questa aggregazione industriale che ha sommato i fatturati (1,5 miliardi di euro annui, costruendo comunque un nano nel panorama nazionale e internazionale delle multiutility) ma ha moltiplicato le poltrone e i compensi degli amministratori di nomina politica e rendendo quanto mai opaca la gestione.
La migliore sintesi, sotto questo punto di vista, l’ha fatta Isabella Sala, capogruppo del Pd in consiglio comunale a Vicenza: “Le controllate di Aim avevano un solo amministratore unico a libro paga; oggi verranno nominati 40 componenti per cinque delle sei ‘business unit’ della holding Agsm-Aim, un numero che a chiunque può apparire spropositato e ingiustificato”. Cancellati in un sol colpo 10 anni di amministrazione virtuosa che il centrosinistra aveva portato a Vicenza con le amministrazioni di Achille Variati.
L’ultima infornata di nomine “in pieno stile Prima Repubblica” ha visto Verona seguire la stessa strada, dove un centrodestra rapace e famelico negli ultimi 15 anni ha mostrato il peggio di sé usando le nomine nei board delle partecipate per risarcire, ad esempio, trombati in occasione di varie tornate elettorali, senza riguardo per le competenze necessarie. In più ha prosciugato tutti gli utili di riserva delle aziende, per una cifra dichiarata di circa 120 milioni di euro tra il 2007 e il 2017.
Delle promesse riduzioni tariffarie non vi è neanche l’ombra, anzi: da più di un mese Sboarina tentenna sull’annuncio di destinare all’epocale emergenza bollette in corso 1,5 milioni di euro dei 20 milioni di utili Agsm-Aim che il comune ha già incamerato dal gruppo. Neanche le briciole…
Sul fronte della sicurezza dei posti di lavoro, resta invece avvolta dall’incertezza la riorganizzazione di Amia e Serit, le due aziende veronesi che si occupano del servizio di raccolta rifiuti impiegando centinaia di lavoratori e lavoratrici.
Nel trentesimo anniversario di Mani Pulite (17 febbraio 1992), di cui peraltro non c’è traccia nella comunicazione istituzionale del comune di Verona, ci si potrebbe chiedere se nella gestione delle aziende partecipate oggi ci sia almeno più trasparenza.
Ma la risposta purtroppo è ancora no. Oggi più che ieri gli attuali vertici Agsm-Aim si trincerano dietro il segreto industriale e di mercato per non far conoscere indennità, stipendi, bonus, consulenze, politica delle assunzioni. Con un’aggravante: aver escluso sia dai consigli di amministrazione che dai collegi dei revisori ogni rappresentanza delle minoranze. Un sistema chiuso che si autogoverna a suon di spartizioni e compensazione politiche.
Cambiare tutto perché nulla cambi davvero.

Maurizio Facincani
Segretario provinciale