Scorporo Amia: tutti gli oneri e i rischi scaricati sulle prossime amministrazioni e i cittadini
Il Piano economico finanziario predisposto dall’amministrazione per lo scorporo di Amia risente fortemente dell’inerzia e del lungo immobilismo coltivato da Sboarina in questi cinque anni di mandato e scarica tutto il lavoro, gli oneri e i rischi sulle prossime amministrazioni.
L’operazione si regge infatti sulla grande disponibilità della holding Agsm-Aim, che accetta un pagamento dilazionato in 10 anni con rate crescenti dagli iniziali 100 mila euro all’anno per i primi 3 anni, al milione / milione e mezzo per i successivi 6 anni, fino alla “maxirata finale” da 6,7 milioni nel 2032.
Il Piano prevede lo scorporo della manodopera, degli automezzi e dei cassonetti ma non degli impianti. Cà del Bue e l’isola ecologica restano infatti in capo alla holding, la quale continuerà dunque a fungere da “testa” del settore.
Non solo: si prevede che 9 non meglio specificate “risorse” ora in carico alla holding Agsm-Aim finiscano sul libro paga della nuova Amia, senza specificare il motivo di tali trasferimenti e il ruolo che andrebbero a giocare in azienda.
Come osservato dal revisore, il piano non tiene conto delle turbolenze del mercato che nell’attuale situazione, soprattutto in termini di inflazione, non sono affatto trascurabili.
Soprattutto, l’amministrazione imposta un lavoro che toccherà alle amministrazioni successive implementare. Sboarina, che finora non ha ottenuto nemmeno un punto percentuale di aumento della frazione di raccolta differenziata, prevede che Verona possa raggiungere il 65% in soli tre anni con l’estensione dei cassonetti intelligenti (15 milioni di investimenti) e del porta a porta di carta e plastica. Proprio lui che non è stato in grado nemmeno di distribuire tutte le tessere con chip nelle vie della Sesta e Settima circoscrizione dove è stata avviata la sperimentazione dei cassonetti intelligenti.
Oltretutto il Pef è impostato sull’ipotesi di una Tari costante, il che contrasta con l’ingente mole di investimenti prevista (60 milioni di euro in totale).
Il Piano è dunque una sorta di “armiamoci e partite”, cioè risolve sulla carta un problema che l’amministrazione ha deciso di affrontare soltanto negli ultimi mesi di mandato, ma scarica i rischi e gli oneri sulle amministrazioni successive e sui cittadini.
Per il gruppo consiliare comunale Pd Verona
Federico Benini, Elisa La Paglia, Stefano Vallani