IL PUNTO DEL SEGRETARIO. Produzione culturale: un vuoto da riempire con competenze e passione per la città

Pubblicato da il 3 Aprile 2022

La produzione culturale veronese? Il vuoto. In una recente intervista a Giorgio Ferrari e Mario Maccadanza, storici tipografi di Verona, titolari della Grafiche Aurora specializzate in libri d’arte, il giornalista Stefano Lorenzetto chiede quanto l’arte oggi a Verona sia valorizzata: “Morto Giorgio Cortenova, direttore di Palazzo Forti, siamo diventati la cenerentola d’Italia” rispondono Ferrari e Maccadanza. “Si guardi attorno: Palladio e Veronese a Vicenza, Kandinskij a Rovigo, Dai romantici a Segantini a Padova, Robert Capa ad Abano, Da Canova al Romanticismo storico a Treviso, per non parlare di Venezia. A Verona? Il vuoto”.

Riavvolgiamo dunque il nastro di questa storia: Giorgio Cortenova, storico direttore della Galleria d’Arte Moderna (Gam) per oltre un ventennio a partire dal 1984 (venne assunto per concorso), diede vita ad una stagione di grandi mostre che non solo ebbero grande successo di pubblico ma affermarono Verona nel panorama artistico nazionale in sinergia con i galleristi e collezionisti della città, critici d’arte e grandi dirigenti come Paola Marini, poi “migrata” a Venezia per un prestigioso incarico.

Nel 2008 Cortenova lasciò l’incarico in polemica con la linea “culturale” della prima amministrazione Tosi, di cui anche Sboarina faceva parte, la quale provò ad appaltare la cultura all’agenzia di Marco Goldin, noto come il mago delle “mostre blockbuster”, con risultati disastrosi. Il ciclo di mostre che prevedeva il prestito di alcuni capolavori dal Louvre venne annullato in circostanze mai del tutto chiarite, con inevitabili strascichi legali e polemiche politiche.

Ma il messaggio non venne recepito, e l’ultimo definitivo punto di rottura avvenne con l’inclusione di Palazzo Forti, sede della Gam, in un altrettanto confuso risiko immobiliare con Fondazione Cariverona. Alla fine la Gam venne trasferita al Palazzo della Ragione mentre a Palazzo Forti si insediò il Museo della Lirica – Amo. Tra il 2012 e il 2017 Amo ospitò di tutto, da Picasso ai celebri mattoncini Lego, senza conquistare un briciolo di prestigio e rimanendo noto tra gli addetti ai lavori più che altro per la banalità delle sue collezioni di base.

Sono danni che una politica presuntuosa ed impreparata può causare ad una città.

Come Pd e coalizione civica di centrosinistra ci siamo interrogati su come superare il disastro politico e culturale testimoniato da un vero e proprio cumulo di cocci che si è accumulato in 15 anni. E ci siamo detti che per ripartire sono indispensabili alcune semplici azioni: – creare una regia unica per i musei e le altre forme di espressione che funzioni anche da rete di comunicazione ed interscambio tra tutti i siti museali ed espositivi della città; – dare risorse e autonomia finanziaria indipendentemente dalla forma che prenderà questo centro di responsabilità (fondazione o direzione amministrativa); – dare un taglio agli eventi preconfezionati per valorizzare le risorse e le conoscenze interne; –  coinvolgere fattivamente, non soltanto a parole, le attività economiche perché se il rilancio della cultura è una scommessa che facciamo essa deve essere condivisa da tutti. 

Può essere un modo per far crescere le capacità e dunque il prestigio di Verona.