IL PUNTO DEL SEGRETARIO
In campagna elettorale sbocciano i narcisi. Attenzione, possono essere tossici
E’ la dose a fare il veleno. La lezione di Paracelso, considerato pioniere della ricerca farmacologia moderna, è stata in qualche modo assimilata dal metodo scientifico moderno, ma la stessa cosa non si può dire purtroppo per quanto riguarda il metodo politico.
Assistiamo a campagne elettorali sempre più sfacciate, megalomani e di cattivo gusto. Faccioni appesi ovunque sui cartelli e una declamatoria che non fa i conti non dico con la propria coscienza, me nemmeno con quanto i candidati hanno fatto negli ultimi 5 minuti.
Certo, sta nella logica delle cose provare ad assegnare grande importanza a ciò che la propria politica dica o faccia ma, complice anche la liquefazione della rappresentanza politica e sociale che ha trasformato buona parte dei partiti in creature personali, negli ultimi tempi assistiamo a delle vere e proprie eruzioni di narcisismo politico.
Tra le più clamorose si ricorda la richiesta di pieni poteri fatta in costume da bagno e mojito alla mano da Matteo Salvini al Papeete di Milano Marittima. In dimensione più localistica si ricorda un sovrintendente della Fondazione Arena invocare per se stesso la laurea ad honorem in economia perché a suo dire aveva salvato la stagione lirica. Andò a finire male per entrambi: Salvini perse il governo e la Fondazione Arena è stata sul punto di dichiarare fallimento e portare i libri contabili in tribunale.
Allora è importante imparare a riconoscerne i sintomi: scarsa considerazione degli altri, incondizionata ammirazione della propria persona, bisogno di ammirazione sfoggiando se stesso: sono le caratteristiche del narcisista, una persona che si sopravvaluta forse per compensare un senso di insicurezza oppure per dimostrare una presunta superiorità nei confronti degli altri.
Analisti di questo fenomeno sostengono che una delle ragioni di questo egocentrismo sarebbe causato dall’uso sempre più massivo dei social network che puntano alla valorizzazione del protagonismo individuale. Aspetto da non sottovalutare per gli utilizzatori che ricoprono cariche pubbliche, che dovrebbero invece indirizzare i loro sforzi allo sviluppo della collettività nella forma più nobile e partecipata possibile.
La politica è sempre più popolata da narcisisti mettendo in ombra una qualità rara che invece dovrebbe connotare tutti coloro che vogliono impegnarsi in un incarico pubblico o assumere ruoli rappresentativi: l’umiltà.
L’umiltà ci aiuta ad accettare le nostre fragilità e a liberarci dall’ossessione del giudizio sociale, perché ci permette di evitare di nascondere i nostri limiti o di cadere in atteggiamenti falsamente modesti. Il filosofo francese André Comte-Sponville ha detto: «L’uomo umile non si crede inferiore agli altri, ha semplicemente smesso di credersi superiore».
Aiuta di più a svolgere bene un incarico pubblico avere la consapevolezza che sono di più le cose che ignoriamo rispetto a quelle che conosciamo.
Tosi che si dice l’unico capace di fare il sindaco ed esperto di tutto, Sboarina che non ha mantenuto gli impegni presi in campagna elettorale e si ripresenta dopo cinque anni affermando il contrario, Tommasi che dice che non farà promesse di fare cose che sa non sarà in grado di mantenere. Chi è più credibile?
Maurizio Facincani
Segretario provinciale