Borse di studio: basta opportunismi, la Regione Veneto faccia la propria parte per erogare gli assegni agli studenti in attesa
Il copione si ripete: ad ottobre il presidente della Regione Veneto Luca Zaia faceva apparire come una propria conquista l’aumento del numero e del valore delle borse di studio universitarie in realtà derivanti dall’attuazione del decreto del Ministero dell’Università e della Ricerca numero 1320 del 17 dicembre 2021 (Governo Draghi). Mentre ora che risulta necessario incrementare le risorse per soddisfare l’accresciuta platea degli aventi diritto, la Regione, per bocca dell’assessore Donazzan, si tira indietro, dicendo che tocca ad altri trovare i soldi.
Nel frattempo migliaia di studenti in tutto il Veneto non ricevono l’assegno di cui hanno diritto. Sono circa 2.000 a Padova mentre sarebbero un migliaio anche a Verona.
E’ un giochetto opportunista che vediamo fare spesso a questa giunta: farsi belli con i provvedimenti del governo salvo scaricarli non appena sorgano complicazioni, Ma di fronte a temi sensibili e importanti, come la salute oppure i giovani, che sono il futuro del Paese, anche la propaganda politica dovrebbe trovare la dignità di arrestarsi.
Trovare al più presto le risorse per erogare gli assegni è di vitale importanza per gli studenti provenienti da famiglie meno agiate, per i pendolari, i fuori sede e gli studenti internazionali. Come faranno nel frattempo a pagarsi alloggio, cibo e provvedere alle spese quotidiane?
La Regione Veneto contribuisce alle borse di studio per poco meno della quota minima che le spetta per legge (il 40%). Zaia e Donazzan dovrebbero considerare un investimento maggiore nel futuro dei nostri territori nello spirito del decreto ministeriale 1320 che oltre ad adeguare gli importi delle borse di studio ha inteso incentivare le donne che frequentano corsi universitari nelle discipline tecnico-scientifiche (le cosiddette Stem) riservando loro le quote di aumenti più consistenti al fine di colmare lo storico gap.
Ma questa si conferma una giunta miope che non sa scegliere e non sa guardare avanti limitandosi, come nel campo della sanità, a mettere toppe all’esistente.
Anna Maria Bigon, consigliera regionale Pd