COMMISSIONE D’INCHIESTA COVID: INACCETTABILE COLPO DI SPUGNA NON RENDE GIUSTIZIA ALLE MORTI, IMPEDISCE DI RIMEDIARE ALLE CARENZE
La Commissione speciale d’inchiesta sul Covid del Consiglio regionale Veneto è finita nel peggiore dei modi, con una verità politica auto-assolutoria votata a maggioranza e declamata come la parola definitiva su una dei passaggi più dolorosi della storia del Veneto dal dopoguerra.
Sostanzialmente ignorati o messi tra parentesi i contributi emersi dalle audizioni da parte di sindacati, rappresentanti delle categorie di medici, rappresentanti dei familiari e dallo stesso professor Crisanti che la sottoscritta aveva voluto portare all’attenzione dei commissari.
Questa soluzione politica, questo colpo di spugna, è inaccettabile anche perché rende la Regione Veneto cieca e sorda di fronte alle gravi carenze che permangono e alla necessità di rivedere completamente il sistema sanitario regionale che proprio a seguito della pandemia ha mostrato tutte le sue insostenibili fragilità.
Anche i dati raccontano una storia molto diversa: i numeri di contagi, ricoveri e decessi che hanno travolto il Veneto a cavallo tra l’autunno 2020 e l’inverno 2021 sono impressionanti: 8.282 morti da ottobre a marzo. Peggio di noi solo la Lombardia, con 13 mila decessi ma con il doppio della popolazione. Le misure adottate dalla Regione Veneto in quei mesi sono state oggettivamente insufficienti a contenere la diffusione del virus.
Malgrado questo bilancio disastroso e gli appelli di scienziati e organizzazioni sociali, il presidente Zaia non ha mai spiegato perché non abbia mai voluto assumersi la responsabilità politica di adottare misure di contenimento più stringenti, unico vero antidoto contro la pandemia. La cosiddetta “zona gialla plus” è stata a nostro parere assolutamente insufficiente a fermare o limitare il contagio. Le Case di Riposo, poi, sono state colpite in modo particolarmente grave.
Sappiamo inoltre che ci sono state contraddizioni pesanti tra i numeri delle terapie intensive dichiarate e quelle realmente attive. Sappiamo che l’esclusivo screening nei contesti sanitari con i tamponi rapidi non era in linea con le linee guida nazionali. La domanda resta inevasa: che cosa sarebbe successo se i dati fossero stati caricati tempestivamente e se si fosse scelto lo screening del personale sanitario con tamponi molecolari?
Chi ha visto un parente morire abbandonato all’interno di una casa di riposo ha diritto alla verità. Come mai quegli anziani non sono sempre arrivati nelle terapie intensive? E come mai i vertici della Regione, compreso Zaia, come emerso dalle intercettazioni rivelate dalla trasmissione Report, hanno scelto deliberatamente di non ascoltare gli allarmi del professor Crisanti sull’uso dei tamponi rapidi negli ospedali e nelle Rsa, ignorando e anzi screditando il suo studio poi pubblicato sulla rivista Nature?
Una cosa è certa: questa vicenda non si chiude qui. Vedremo già nei prossimi giorni cosa emergerà dall’inchiesta della Procura di Padova che coinvolge i vertici della sanità veneta”.
Anna Maria Bigon, consigliera regionale Pd
Vicepresidente Commissione regionale Sanità