LA CULTURA PATRIARCALE È SERVITA

Pubblicato da il 23 Ottobre 2023
È una donna e non un uomo a essere travestita da tavolino portabicchieri.
È una donna e non un uomo a essere equiparata a un mobile di servizio.
Nessun oscurantismo, nessun pensiero unico, nessuna censura, come leggiamo dai commenti in reazione alla giusta presa di posizione del Comune di Verona.
Noi ci chiediamo quale “cultura” ci sia dietro a una simile manifestazione e come si possa permettere che il corpo di una donna, di una lavoratrice, sia equiparato a quello di un tavolo.
È tale sottocultura a veicolare e rafforzare che le donne possano diventare oggetti, prezzati e serviti.
Una sottocultura che coltiva le radici della misoginia e della subalternità della donna, nutrendo, nel silenzio o compiacente assenso, comportamenti errati e violenti. È infatti proprio il ‘che male c’è’ dell’indifferenza che riteniamo si debba contrastare. Proponiamo quindi di pensare e riflettere quanto si veicola, anche in momenti di festa apparentemente neutrali. Perché le scelte fanno la differenza.
Al commercio e alle finalità commerciali degli organizzatori, che ricevono soldi e danno un prezzo ai figuranti, noi contrapponiamo la cultura del rispetto. Abbiamo l’obbligo di farlo proprio perché non si trattava di un evento privato, ma di un evento d’un ente pubblico, partecipato dal Comune di Verona che non vuole ambiguità e complicità, ma essere coerente con i propri valori.
Ripudiamo quell’utilizzo strumentale delle donne che origina e alimenta un’immagine sbagliata, come dimostra l’episodio avvenuto.
Da immagini e pensieri errati, nella nostra società, derivano comportamenti deviati, misogini e violenti.
Questi sono fatti. Dalla donne oggetto alla donna proprietà il passo è purtroppo breve.
Per non limitarci a leggere con sconcerto i fatti di cronaca di violenza annunciata sulle donne, non possiamo dimenticare di denunciare che le donne sono spesso vittime perché si sono ribellate a essere appunto proprietà di qualcuno con cui non volevano (più) essere in relazione.
Non è una messa in scena, non è arte.
Non ci sentiamo in contraddizione, da donne a donna, con quanto affermato dalla ragazza vestita e fungente da tavolo.
Quand’anche si trattasse di arte, essa deve servire a fare pensare. E noi non vogliamo smettere di farlo.
La ragazza ha piena libertà di fare quello che fa, sceglie e ne dichiara anche le finalità, perciò il nostro si trasforma in un auspicio affinché alle giovani lavoratrici non debba neppure essere proposto di prestarsi a scene come quelle avvenute in occasione della cena di gala del Consorzio Zai. A coloro che attaccano la Vicesindaca Barbara Bissoli suggerendole di occuparsi di altro ‘davvero importante’ e non delle origini di pensieri e comportamenti deviati, rispondiamo che attraverso quei suggerimenti, nel loro benaltrismo, tradiscono e confermano una visione errata della donna. E’ proprio combattendo i semi di quella cultura propagandata e messa in pratica che difendiamo le donne. Ribellandoci, da donne, a quel tipo di cultura, diventando tutte cittadine più consapevoli e autodeterminate.
Sicurezza, quindi, è anche sottrarre le donne da un mondo ancora troppo cieco e approssimativo, ridando la dignità che ci spetta. Anche la dignità di fare la cameriera. Senza dover essere un tavolo da servizio.
Carla Agnoli
Veronica Atisogbe
Jessica Cugini
Annamaria Molino
Paola Poli
Alessia Rotta
Chiara Stella
Beatrice Verzè